Lettera al CAS: Illuminare le alpi “è spettacolare!”.. sì, però..

Malgrado le restrizioni a livello ambientale che il CAS stesso ha imposto, ritengo sbagliata e diseducativa l’iniziativa “Riflettori puntati sulle capanne CAS”.

mont_fort_iiiProprio queste immagini verranno distribuite via media elettronici facendo credere che sulle nostre Alpi sia possibile anche illuminare le zone naturali.

È eticamente corretto che il CAS sostenga queste iniziative? Sono a conoscenza del fatto che il CAS non ha partecipato finanziariamente, ma dando il suo consenso ha sostenuto quest’iniziativa.

Sono spettacolari le immagini che ci ha fornito “l’artista” svizzero; da Internet si appura che è andato a disturbare anche altri ambienti incontaminati, come quello Artico, per fornire immagini tanto suggestive quanto kitsch.

Credo che questo sia in contrasto con lo statuto CAS Art 3 – 3.>: “Il CAS si impegna attivamente in favore della protezione della natura (…).

Inoltre il CAS non ha chiesto alcun permesso alle autorità locali, come descritto nella risposta ad un’interrogazione parlamentare al CdS ticinese del 3 settembre 2013.

Tale risposta recita tra l’altro: ”Il CAS, come tutti per altro, non ha di principio la libertà di illuminare come e quando vuole l’ambiente alpino e una notifica al Comune, nell’ottica della massima trasparenza possibile e in qualità di autorità locale, sarebbe stata opportuna.”

Già il 1 Agosto 2010, il CAS aveva permesso l’illuminazione della capanna Terri e dell’ambiente circostante (http://tinyurl.com/terri2010). Capanna che si trova a ridosso di un oggetto IFP (oggetti definiti dal CAS stesso).

Venuto a conoscenza di questa iniziativa, mi sono immediatamente attivato e ho chiesto in modo costruttivo al CAS una collaborazione, richiedendo che il CAS promuova il buio nelle alpi tramite un articolo sulla rivista “le Alpi” come già fatto da altre associazione vicine all0ambiente (come Pro Natura) e che si prendano i dovuti provvedimenti in modo che azioni simili vengano in futuro bandite. L’unica cosa che mi hanno concesso è la pubblicazione di questo mio breve scritto.

Il buio è un bene naturale che sta scomparendo e che, in special modo nelle zone alpine, andrebbe preservato e promosso. Bisognerebbe prendere spunto da questa iniziativa per riflettere sul significato di godere della natura senza disturbarla.

Françoise J. de Crésuz, la neo presidente del CAS, ha recentemente affermato che per lei “la montagna è la natura allo stato puro”.

Il CAS ha promosso un messaggio al contrario.

Visto quanto sopra, sono in seria difficoltà a continuare nel sostenere il CAS. Con rammarico rassegno le mie dimissioni dal CAS.

Restando a disposizione per una collaborazione costruttiva porgo i miei più cordiali saluti

Stefano Klett vic.pres. Dark-Sky

 

IlCaffè: PERCHÈ NON CI SONO PIÙ LE STELLE DI UNA VOLTA

Ecco tutti i danni e gli sprechi dell’inquinamento luminoso

ilcafe-logo_02Fra le tante forme di inquinamento che ci circondano minacciosamente ce n’è una particolarmente trascurata: quella luminosa. E non si tratta, alzato gli occhi al cielo in queste notte estive, solo di constatare che non ci sono più le stelle di una volta. L’esagerata ed incontrollata diffusione di luce, infatti, genera non poche ripercussioni sia sull’uomo, sia sull’ambiente che lo circonda. Il rapporto “Star”, Statistica ticinese dell’ambiente e delle risorse naturali – appena pubblicato dall’Ustat in collaborazione con la Divisione dell’ambiente giustamente segnala come gli effetti dell’inquinamento luminoso sulla regione spazino dalla limitazione o privazione del cielo stellato all’inutile spreco energetico, dall’alterazione degli ecosistemi (incidendo fortemente, ad esempio, sul comportamento delle specie migratorie e non solo) fino agli effetti negativi sulla salute dei cittadini, a partire dai disturbi del ritmo biologico.

Come se non bastasse, poi, l’eccessivo uso di illuminazione notturna da parte dei ticinesi è ulteriormente accentuato dalle emissioni provenienti dalla Pianura Padana, in particolare dal capoluogo lombardo che riesce, con il suo alone di luce metropolitana, ad estendersi per decine e decine di chilometri. A scanso d’equivoci meglio precisare subito che non si tratta di un’ulteriore minaccia di “frontalierato luminoso”. Le tabelle pubblicate dal rapporto Star, infatti, mostrano chiaramente come soprattutto in certo punti del territorio come a Mendrisio o a Bodio, l’inquinamento prodotto in loco sia predominante. Le sole emissioni luminose prodotte da tutti i centri urbani ticinesi generano un impatto nel raggio di circa venti, trenta chilometri. Fatto sta che non c’è nessun punto del cantone, nemmeno nei luoghi più discosti, che possa rivendicare una porzione di volta celeste imperturbata. Nè vale, come consolazione, sapere che le zone immuni da inquinamento luminoso più vicine al Ticino si trovano in Francia e in Austria.

È ancora presto per valutare se l’attuale inquinamento luminoso peggiorerà ulteriormente, nè è possibile configurare una tendenza rispetto al passato. Solo da due anni, infatti, è stata creata una rete di stazioni di rilevamento, che consente di misurare in tempo reale la “brillanza”, cioè il grado di luminosita del cielo, monitorando l’inquinamento luminoso e la sua evoluzione. La rete, però, creata in collaborazione con Dark-Sky Switzerland- Sezione Ticino e alcuni osservatori astronomici ticinesi, non ha dubbi nell’individuare le cause. Se il numero delle stelle visibili in Ticino è più che dimezzato, è perché le sempre più crescenti emissioni luminose sono spesso generate da impianti d’illuminazione sovradimensionati o comunque mal progettati. Illuminazioni che disperdono una gran parte di luce nell’ambiente, fuori dalle zone a cui dovrebbe essere dedicata, ed in particolare proprio verso il cielo.

Sono molte le conseguenze sul comportamento degli uccelli e sulla sulla salute dell’uomo
L’ASTROFILO
“L’illuminazione delle nostre città deve migliorare”

m.l.r.

“Sì, l’inquinamento luminoso è un problema. Troppo a lungo la questione non è stata presa nella dovuta considerazione. Ma qualcosa sta iniziando a cambiare”. Per Stefano Klett, astrofilo ticinese, vicepresidente nazionale di DarkSky, associazione nata con il proposito di studiare l’inquinamento luminoso, i segnali di miglioramento ci sono.

Il Consiglio federale ha approvato un rapporto sull’impatto della luce artificiale. Un segno che la presa di coscienza aumenta?

“La politica comincia a occuparsene. Piccoli segnali giungono anche dal mondo del lavoro”.

Può fare un esempio?

“La società degli ingegneri e architetti (Sia) ha approvato una norma contro l’inquinamento luminoso. Ma ci sono anche esempi negativi”.

A cosa si riferisce?

“Trovo inconcepibile che nel nuovo svincolo di Lugano Nord, alle due estremità del tunnel, ci siano delle luci inclinate”.

L’inquinamento atmosferico è riconducibile alla inclinazione non ottimale?

“La luce artificiale che va verso l’alto, riflettendo le particelle nell’atmosfera schiarisce il cielo, per così dire”.

E noi non vediamo più le stelle.

“Già. La lista però è lunga. Le rotte degli uccelli migratori sono stravolte. Le piante che crescono vicino ai lampioni non distinguono il giorno dalla notte. E così via”.

Le nuove tecnologie come la Led possono aiutare?

“Il problema non è… Led o non Led. Si tratta di una tecnologia come un’altra. Il problema è cercare di capire cosa, e quanto, vogliamo illuminare”.

Ritiene che abusiamo della luce?

“Sicuramente abbiamo sottovalutato le conseguenze dell’inquinamento luminoso”.

La domanda s’impone: cosa fare?

“Un esempio a caso: le aziende responsabili dell’illuminazione pubblica, dovrebbero fare maggiore attenzione a questo problema.

“Klett:“Inconcepibile che nel nuovo svincolo di Lugano Nord, ci siano delle luci inclinate””

2013-06-23 Il Caffè (pdf)

Links:

caffe.ch/stories/cultura/43666_non_ci_sono_pi_le_stelle_di_una_volta/

caffe.ch/stories/cultura/43667_ma_la_sensibilit_al_problema_cresce/

Gazzetta Svizzera: L’Architetto Botta sottovaluta il problema dell’inquinamento luminoso?

In un’intervista di Annamaria Lorefice, apparsa su “Gazzetta Svizzera” di Aprile, l’architetto Mario Botta ha affermato, a riguardo dell’inquinamento luminoso “che questi sono problemi grassi, sono questioni che toccano in misura minore l’equilibrio ambientale”

bottaL’intervista integrale è disponibile come allegato a questo articolo, qui di seguito viene riportata la domanda e la risposta inerente l’argomento e alcune reazione pubblicata nel numero successivo di “Gazzetta Svizzera”:

Annamaria Lorefice: C’è un aspetto che s’impone sempre più nei progetti edili: l’inquinamento luminoso, che tanto disagio provoca a fauna e flora, oltre che all’essere umano. Lei ne tiene conto? Come vede eventuali norme restrittive che la Confederazione o altri Stati potrebbero presto adottare?

Arch. Mario Botta: «Delle norme restrittive e in genere delle norme legislative penso tutto il bene e tutto il male possibile. Come tutte le norme, non risolvono il problema. L’importante è avere una coscienza civica, una coscienza etica rispetto a quello che si sta facendo. Questo tema che lei tocca è uno dei tanti problemi, dei tanti disagi emergenti. In verità, penso che nella Confederazione Svizzera vi sia un tale rapporto privilegiato della condizione di natura rispetto al tessuto modificato dall’uomo, che questi sono problemi grassi, sono questioni che toccano in misura minore l’equilibrio ambientale».

Le reazioni nella rubrica “Lettori che scrivono” sul numero di Maggio di “Gazzetta Svizzera”

Egr. Signora A. Lorefice,

le scrivo per commentare un passaggio relativo all’inquinamento luminoso nell’intervista all’arch. Botta apparsa sul numero di Aprile di Gazzetta Svizzera.

La risposta data dall’architetto evidenzia una sostanziale sottovalutazione del problema, oltre a lasciar intendere l’inutilità delle norme e leggi che regolano l’inquinamento, luminoso in particolare.

Come l’esperienza delle regioni italiane che hanno legiferato sull’argomento dimostra, una legge seria contro l’inquinamento luminoso può fare la differenza rispetto all’anarchia totale che si riscontra altrove, dove gli operatori del settore, tra cui molti architetti, sono lasciati liberi di inquinare come e quanto vogliono.

L’inquinamento luminoso non è più un problema riservato agli amanti del cielo, ma è un problema ambientale di portata globale, come dimostrano gli studi e le pubblicazioni scientifiche degli ultimi 10 anni. Il National Park Service, da sempre all’avanguardia nella protezione ambientale, ha un apposito team dedicato al problema. Anche la salute umana ne risente, tanto che l’American Medical Association ha preso una posizione molto forte contro questo inquinante.

Cordiali saluti.

dott. Fabio Falchi, Presidente.
CieloBuio – Coordinamento Nazionale per la Protezione del Cielo Notturno.
e-mail: falchi(at)lightpollution.it
web: www.cielobuio.org

L’equilibrio giorno e notte

Cortese Signora Annamaria Lorefice,

in riferimento alla sua intervista all’arch. Mario Botta apparsa sul numero di Aprile di Gazzetta Svizzera, ho letto con rammarico che l’architetto sottovaluta la problematica dell’inquinamento luminoso. Vorrei permettermi di disquisire sul fatto che questa problematica tocchi in modo minore l’equilibrio ambientale: sempre più studi infatti documentano l’importanza di un equilibrio giorno/notte per tutta la natura. Anche in Svizzera la situazione sta drammaticamente mutando. Lo scorso 13 febbraio, il Consiglio federale ha approvato il rapporto in merito all’impatto della luce artificiale sulla diversità delle specie e gli esseri umani e ha espresso la volontà di inserire una disposizione specifica nell’ordinanza sulla protezione della natura e del paesaggio (OPN).

Anche la Società svizzera degli Ingegneri e degli Architetti (SIA) ha preso sul serio la problematica, infatti proprio in aprile è stata presentata la nuova normativa SIA 491 che tratta proprio questa problematica. Ricordo che in Italia 18 regioni si sono già dotate di norme anti inquinamento luminoso.

Per concludere, vista l’importanza che ha il ruolo dell’architetto in questo campo, propongo in modo costruttivo dei corsi a tema, da tenersi nelle accademie di architettura, come quella prestigiosa di Mendrisio. In questo modo si formerebbero future generazioni di architetti sensibilizzati sui danni che si possono evitare nell’ideazione globale di un qualsiasi edificio (facciate ed elementi esterni), nonché nella progettazione degli arredi urbani.

Stefano Klett, Vicepresidente Dark-Sky Switzerland

2013-04-01 Gazzetta Svizzera Aprile pag 6-7 (pdf)

2013-05-01 Gazzetta Svizzera Maggio pag 3 (pdf)

www.gazzettasvizzera.it

 

Umwelttage Basel «Ambiente, c’est moi!»

Pe la terza volta si terrà a Basilea la Giornata dell’Ambiente. “Ambiente, c’est moi!”: La citazione modificata del Re Sole è il tema del giorno del ambiente a Basilea-Città. Si tratta di mostrare che noi siamo parte dell’ambiente e viceversa: l’ambiente è parte di noi. Circa 50 organizzazioni private e agenzie governative offrono un’ampia panoramica sull’ambiente.

umwelttage2013_webbanner2Dark-Sky sarà presente con uno stand presso la con uno stand intitolato “DIE DUNKLE SEITE DES LICHTES” / “LA PARTE OSCURA DELLA LUCE”

Fuori c’è sempre più luce: Come gli animali, le piante e le persone vengono disturbati? Cosa possiamo fare di sensato noi tutti?

Dark-Sky Switzerland dimostrerà come si può realizzare una buona illuminazione

» Umwelttage Basel

 

Un appello per la salvaguardia del firmamento

Nell’ambito di una collaborazione internazionale tra Dark-Sky Switzerland e Cielobuio (Italia), Stefano Klett (vicepresedente di Dark-Sky Switzerland) ha sostituito Fabio Falchi (presedente di Cielobuio) alla conferenza UAI (Unione Astrofili Italiani) svoltasi domenica 26 maggio 2013, presso l’osservatorio di Tradate.

cielobuio-falchi_img_4159Durante l’intervento è stato mostrato come, grazie alle leggi regionali in vigore in Italia, l’aumento del flusso luminoso dal 2000 ad oggi, che è stimato intorno all’80%, non abbia influito negativamente sulla luminanza del cielo.

Questo, grazie al fatto che i nuovi impianti sono a norma e non emettono luce verso l’alto.

Malgrado ciò, e grazie alle misure effettuate in alcune zone del nord Italia, si può notare che una parte consistente del flusso di luce (dal 60% al 80%) è flusso diretto verso l’altro.

Cielobuio ha quindi deciso di raccogliere le firme per un “Appello Permanente per la protezione dell’ambiente notturno, la riduzione dell’inquinamento luminoso e della conseguente spesa pubblica”.

I dettagli dell’appello si trovano sul sito di Cielobuio.

» Appello di Cielobuio

 

 

Comunicato Stampa: Un preoccupante aumento della luce nelle Alpi

Il Pilatus è l’unica montagna svizzera che beneficia di una autorizzazione per l’illuminazione. Nel 1997 il Tribunale Federale ha emanato un’autorizzazione permanente che permette una parziale l’illuminazione di questa cima. Tutte le altre cime sono espressamente escluse. Purtroppo, però, le emissioni di luce nelle Alpi sono in crescita. Ciò è dovuto principalmente all’au-mento di piste da sci attrezzate di potenti luci che ne permettono l’uso notturno. Oltre tutto, gli impianti di innevamento artificiale sono anch’essi equipaggiati di un’illuminazione. Durante il 2012, in occasione del 100° anniversario della costruzione della linea ferroviaria della Jungfrau, è stata illuminata una grande area della montagna. Inoltre, anche l’aumento del turismo nelle regioni di montagna incrementa l’inquinamento luminoso. Questi luoghi sono spesso in prossimità di aree protette che beneficiano ancora del buio naturale (come il Parco Nazionale, gli oggetti appartenenti all’Inventario Federale dei Paesaggi, i siti e i monumenti naturali d’importanza nazionale, gli oggetti iscritti al patrimonio mondiale dell’Unesco).

ilalpi_img_3459Le riprese satellitari notturne della Svizzera, registrate dalla NASA durante le notti prive di nubi, in aprile (nove notti) e ottobre (13 notti) 2012, rilevano le regioni che hanno un elevato inquinamento luminoso (chiamate hotspot).

Il centro della Valle del Rodano è luminoso come Losanna, Ginevra come anche Zurigo nord

L’hotspot di Martigny è luminoso come quello di Losanna, Ginevra o Zurigo nord.

Martigny si trova nella Valle del Rodano, nel Canton Vallese, in mezzo alle montagne e ha 16’000 abitanti. Il punto più luminoso di Martigny supera persino il punto più luminoso della città di Basilea. La fonte principale di luce è stata identificata nel centro sportivo Stade d’Octodure.

Nel 2012, alcuni cantieri nelle Alpi sono risultati luminosi come gli hotspot di Vevey, Montana, Thun, Oftringen, Uster o Sciaffusa

Axpo lavora da tre anni ininterrottamente alle condotte forzate e stagionalmente alle dighe del Muttsee (stazione di pompaggio di Limmern) nel Canton Glarona. Apparentemente, l’impresa presta poca attenzione alle emissioni luminose nelle regioni montane. Questo sembra contraddire le loro direttive sulla protezione dell’ambiente e mostra in modo esemplare come la luce artificiale venga utilizzata in modo sconsiderato. In questo caso, sono certamente i proiettori installati sulle gru le principali fonti di emissioni inquinanti. A priori, l’illuminazione non è stata installata seguendo le regole dell’arte, è mal schermata, come pure la luminanza è sovradimensionata.

La messa in scena della luce non si ferma di fronte alle Alpi

Per il suo 150° anniversario, il Club Alpino Svizzero (CAS) lascerà mettere in scena l’illuminazione di 25 delle sue capanne da un artista della luce. Il progetto prevede l’uso di luce bianca calda e si limiterà all’illuminazione di una unica capanna per notte, unicamente durante il crepuscolo.

Tuttavia, resta una preoccupazione presso Dark-Sky Switzerland. E’ vero che l’installazione temporanea rappresenta un problema limitato per l’ambiente, ma la diffusione mediatica delle immagini (ad es. YouTube) porterà sempre più organizzatori all’idea di realizzare installazioni luminose in qualsiasi luogo. E non tutti si comporteranno in modo così rispettoso nei confronti dell’ambiente come l’esempio del CAS, che ha voluto che il trasporto dell’intero equipaggiamento avvenisse senza elicotteri.

In generale, la messa in scena attraverso la luce dovrebbe restare un’eccezione anche per i numerosi castelli.

Tali installazioni, come nel caso del monte Pilatus, godrebbero di maggiore attenzione proprio grazie alla loro rarità e produrrebbero così anche le desiderate conseguenze positive sul turismo. Inoltre ci sarebbero anche alcuni graditi effetti collaterali, come il risparmio energetico nelle notti senza illuminazione, il rispetto nei confronti degli animali selvatici, degli uccelli migratori e degli ecosistemi ancora intatti.

Anita Wyss, della Fondazione Svizzera per la Tutela del Paesaggio, ha affermato recentemente nella rivista per il benessere e la sostenibilità Vivai der Migros: «Quest’illuminazione artificiale è snaturalizzata, sciocca e sottrae all’oscurità naturale del paesaggio la sua forza mistica».

2013-04-07 Comunicato Stampa (pdf)