La terza pagina del CdT di sabato è stata dedicata ad un approfondimento sull’astronomia in Ticino. Una ricca pagina curata da Romina Borla con un’intervista a Stefano Klett sul tema dell’inquinamento luminoso.
Le notti anche in Ticino sono sempre meno buie, complice il proliferare di nuove fonti luminose che spesso rischiarano troppo e/o male. E l’inquinamento luminoso non infastidisce solo astronomi e astrofili, impedendo loro di osservare il cielo stellato. L’aumento esponenziale di luci artificiali può avere gravi conseguenze sulla natura e sulla salute dell’uomo, sottolinea l’Ufficio federale dell’ambiente, delle foreste e del paesaggio (cfr. «Prevenzione delle emissioni luminose, raccomandazioni»). L’inquinamento luminoso provoca danni all’habitat di animali notturni, con conseguenze a volte letali, e modifica il comportamento di numerose altre specie. Nell’uomo favorisce l’insorgere di disturbi del sonno dovuto alle alterazioni del ritmo circadiano. E crea assuefazione ad un paesaggio notturno eccessivamente rischiarato. L’uso smodato e la dispersione di luce hanno effetti anche sulla sicurezza stradale, in quanto possono abbagliare o distrarre i conducenti. Senza contare la perdita economica: «Si stima che l’illuminazione sprecata – ovvero la luce irradiata verso il cielo – si aggiri attorno al 40%», si legge sul sito del Cantone ( WWW.TI.CH/TROPPALUCE ). «È da almeno un decennio che si parla di questo fenomeno, ma non è ancora stata elaborata una legge finalizzata a contrastarlo», dice Stefano Klett , responsabile della sezione ticinese di Dark Sky Switzerland, associazione che si prefigge di coordinare gli sforzi per salvaguardare il buio notturno. Nel 2007 però il Cantone ha emanato delle «Linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso» con indicazioni precise: ad esempio acquistare lampade più efficienti, adattare la potenza di emissione in modo da ottimizzare l’illuminazione, illuminare solo l’oggetto d’interesse, gli apparecchi devono illuminare di principio dall’alto verso il basso. E ancora: valutare l’uso di dispositivi che si accendono solo in caso di necessità, l’illuminazione di insegne – fatta eccezione per i servizi prioritari (farmacie, ospedali) e per gli esercizi pubblici – è ammessa dal crepuscolo alle 24, ecc. «Purtroppo si tratta solo di suggerimenti che di frequente vengono ignorati», denuncia Klett. Ma ci sono altri segnali positivi. Pure la Società svizzera degli ingegneri e degli architetti (SIA) ha di recente emanato una normativa denominata «Prevenzione delle emissioni inutili di luci all’esterno». «Anche qui si tratta di indicazioni non vincolanti», fa notare l’esperto. «Ogni comune è libero di decidere se seguirle o no. In ogni caso giudichiamo positiva l’iniziativa che mira a sensibilizzare una categoria chiave, quella dei progettatori e dei costruttori». Invece a Dark Sky Switzerland non è piaciuta per niente «la trovata» del Club Alpino Svizzero (CAS). «In occasione dei festeggiamenti per i 150 anni di attività – spiega Klett – il CAS ha deciso di illuminare 26 capanne alpine, una anche in Ticino: la capanna del Basòdino in Val Bavona (l’evento si è tenuto giovedì scorso, ndr.). La decisione ci stupisce e ci irrita. Come sostiene Francesco Cavalli nell’interrogazione che ha inoltrato al Consiglio di Stato a questo proposito, risulta incomprensibile che un’associazione attiva nella tutela dell’ambiente alpino e della sua fauna (statuto CAS Art 3-3) promuova episodi di inquinamento luminoso». Atteggiamento troppo rigido? Forse, ma intanto anche da noi la notte sta scomparendo.
2013-07-20 Corriere del Ticino