Accordo per contenere l’inquinamento luminoso La proprietaria che per paura dei ladri nel 2007 aveva illuminato la sua casa con 14 potenti lampade ha modificato l’impianto – I vicini, tra cui l’astrofilo Stefano Sposetti, torneranno a godere di una certa oscurità notturna
SOLUZIONE DOPO TRE ANNI Rispetto al 2007 la situazione nel frattempo è migliorata grazie ad alcune modifiche all’impianto. Quelle ulteriori consentiranno di rispettare i limiti previsti dal Cantone.
A Gnosca la notte sta per tornare ad essere un po’ più notte. Uno dei più clamorosi casi di inquinamento luminoso esistenti in Ticino è stato risolto. Grazie alla disponibilità di tutte le parti in causa, è stato infatti possibile raggiungere un accordo bonale. Ridurrà le emissioni luminose moleste entro i limiti previsti dalle linee guida cantonali. Il rispetto dei termini dell’intesa eviterà che di notte il cielo sopra il paese continui ad essere illuminato dai potenti fari piazzati nel 2007 fuori dalla propria abitazione da una proprietaria per ragioni di sicurezza. Una situazione insostenibile per il Comune (uno dei primi a emanare una specifica ordinanza in materia con Coldrerio e Lumino), il Dipartimento del territorio impegnato nella prevenzione dell’illuminazione artificiale eccessiva e per diversi abitanti delle abitazioni circostanti. Tra questi anche l’astrofilo Stefano Sposetti le cui osservazioni della volta celeste dal suo osservatorio di Gnosca negli ultimi anni sono state disturbate dall’assenza di buio. «Diciamo che la situazione, da assurda che era, è parecchio rientrata – rileva il docente del Liceo cittadino che è stato tra i cofondatori della sezione ticinese di «Dark-Sky» -. Chiaramente ogni fotone che viene emesso nelle vicinanze dell’osservatorio è un fotone di troppo. Soffro anche di emissioni luminose che provengono dai candelabri stradali. Per l’osservazione astronomica Gnosca non è ovviamente l’ideale (fondovalle, inquinamento luminoso, orizzonte alto, foschia). L’ideale è portare via tutto e osservare in remoto. Un’idea che accarezzo da parecchio tempo». Martedì le parti coinvolte nella vertenza rivelata dal CDT lo scorso ottobre hanno accettato di mettere una pietra sopra l’intricata vicenda il cui esito era incertissimo a causa dell’assenza di una legge cantonale riguardante l’inquinamento luminoso. Il testo è rivendicato e atteso da più parti e il Dipartimento del territorio si appresta ad elaborarlo intendendo mettere ordine anche nel campo delle emissioni di luce che hanno conseguenze sull’uomo, il paesaggio, la flora, la fauna e l’utilizzo razionale dell’energia. Oggi sono regolate unicamente dalle raccomandazioni della Confederazione del 2005 e dalle Linee guida cantonali del 2007 che non hanno carattere vincolante. Il caso di Gnosca da mesi era fermo davanti al Servizio ricorsi del Consiglio di Stato al quale la proprietaria della casa illuminata a giorno si era rivolta impugnando la decisione del Municipio che le aveva negato il permesso edilizio a posteriori per l’impianto. Essendo un caso molto complicato da districare da un punto di vista giuridico mancando specifiche basi legali, il Cantone si è impegnato in una mediazione tra i vari attori per giungere ad una soluzione bonale. Accettando l’accordo la donna potrà mantenere acceso durante tutta la notte l’impianto d’illuminazione che ritiene indispensabile per la sua sicurezza. Si è però impegnata a ridurne le emissioni tramite tre accorgimenti: l’abbassamento della potenza dimezzando il numero delle lampade installate, il riorientamento dei fari abbassandoli verso il giardino e la posa di speciali griglie antiabbaglianti per evitare che la luce indirizzata verso il terreno venga riflessa dalla facciata della casa. Da parte loro il Dipartimento del territorio e il Municipio concederanno la licenza edilizia per la posa delle lampade ritenuto che, tramite le tre misure individuate, l’illuminazione rientrerà nei limiti auspicati. Dopo che la potenza e l’orientamento dei fari sono stati rivisti per procedere alla misurazioni, risultano già in gran parte rispettati. Resta da sistemare la situazione della facciata sud che verrà controllata dall’Istituto di sostenibilità applicata all’ambiente costruito della SUPSI dopo la posa delle griglie anti-abbaglianti. Diem
2010-05-06 Corriere del Ticino (pdf)