Secondo l’associazione che combatte la luce superflua, le raccomandazioni cantonali non avrebbero ancora sortito effetti tangibili. E nel frattempo le stelle spariscono.
Niente miglioramenti. Anzi, da sette anni a questa parte «la situazione è globalmente peggiorata». Non hanno inciso granché sinora le Linee guida per la prevenzione dell’inquinamento luminoso emanate nel novembre del 2007 dal Cantone. Questo almeno quanto constata Stefano Klett, presidente di Dark Sky Ticino, l’associazione che si batte per evitare la proliferazione di illuminazione non necessaria a sud delle Alpi. Ancora troppo poca, secondo Klett, l’attenzione dedicata da privati e Comuni verso le otto pagine di raccomandazioni stilate dalle autorità cantonali poco più di un lustro fa, così come alle norme Sia che si occupano di prevenire le emissioni inutili di luce e applicate in tutta la Svizzera. Suggerimenti che descrivono come rischiarare la notte in maniera efficiente e mirata. Prima regola: illuminare solo dove serve e per il tempo necessario. Seconda: puntare i fari dall’alto verso il basso, evitando che la luce venga diffusa sopra l’orizzonte. Raccomandazioni, appunto, e per questo non vincolanti. E così se per il Cantone i primi risultati positivi iniziano a vedersi (confronta articolo qui sotto), per Klett la via verso un miglioramento sembra ancora lunga. «Va detto che una decina di Comuni ha adottato una legge o un regolamento per gestire la questione sul proprio territorio. Ci sono però anche situazioni al limite dell’assurdo». Prosegue Klett: «Il problema deriva soprattutto dagli impianti privati, con in testa i centri commerciali e i grandi negozi» chiosa il nostro interlocutore. Tutto nella norma comunque, anche perché non esiste una legge che regoli la questione. «Vi sono Comuni che fanno bene in un campo, come l’illuminazione stradale, ma poi sbagliano clamorosamente quando si tratta dell’arredo urbano».
«Nel Bellinzonese, ad esempio, un ente locale ha sostituito i propri lampioni adottando soluzioni ineccepibili, salvo poi optare per delle sfere luminose poco lontano. Conseguenza? Aumento dell’inquinamento». Nel Luganese, rileva ancora Klett, «alcuni lampioni sono stati installati inclinati perché puntati verso il basso non riuscivano a illuminare tutta la strada. Così però non rispettano le raccomandazioni». C’è poi un Comune che, prevedendo di illuminare un lavatoio, ha pubblicamente ammesso che “il risultato finale della ristrutturazione, con la relativa illuminazione, non sarà basata su eccessive analisi illuminotecniche e confronti con le più disparate norme, ma bensì sarà frutto del buon senso”. «Esistono anche enti locali che si danno regole ma non le fanno rispettare – precisa Klett – Sembra quasi sia una volontà politica di farsi belli». Nel frattempo Dark Sky ha lanciato una petizione all’indirizzo della consigliera federale Doris Leuthard. Tema, l’illuminazione a scopo turistico delle Alpi. Una moda quella di rischiarare le cime delle montagne che potrebbe determinare – si legge nel testo dell’appello – la sparizione degli ultimi luoghi bui della Svizzera. Assieme a loro sparirebbe pure lo spettacolo del cielo stellato. Il testo completo è consultabile fino a metà novembre su www.darksky.ch/petizione.
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