Nel 1863 fu fondato il Club Alpino Svizzero da 35 appassionati della montagna, e attualmente gli aderenti al club sono 140mila. Nell’anno del 150esimo della sua esistenza il Cas sta organizzando i festeggiamenti dando luogo a 150 eventi fra i quali figura anche il progetto dell’illuminazione artistica di 26 delle sue capanne, una per cantone. Come membri del Cas ci stupisce e ci irrita una decisione in tal senso, giacché la riteniamo un’iniziativa sbagliata, per il fatto che risulta incomprensibile che un’associazione, attiva nel preservare le Alpi e nel proteggere il mondo alpino e la natura (statuto Cas Art 3–3), promuova l’illuminazione di oggetti nelle Alpi, coprendo estensioni di centinaia di metri quadrati moltiplicati per 26 volte.
di Reto Nai, Bellinzona
Negli ultimi 20 anni è stato registrato un forte aumento (del 70%) della luce artificiale nell’ambiente e queste fonti luminose straordinarie possono causare disturbi alla fauna notturna, come pure al benessere della popolazione. Del problema dell’inquinamento luminoso ne è cosciente il Consiglio federale che emana leggi, regolamenti e autorizzazioni, e lo è parimenti il Cas.
Ora, ciò che risulta essere inconcepibile e contraddittorio nella filosofia del Club alpino, sta proprio nell’atteggiamento di promuovere un’operazione del genere: infatti, la diffusione mediatica delle immagini di simili eventi porta a credere che illuminare luoghi, che spesso sono anche in prossimità di aree protette e che dovrebbero beneficiare del buio naturale, rappresenti un buon veicolo sia per propagandare la manifestazione stessa, sia per dare visibilità all’associazione che promuove l’evento.
Non è purtroppo una primizia quella di illuminare capanne o zone adiacenti: nel 2010 era stata illuminata la capanna Terri, rifugio che si trova a ridosso di un oggetto Ifp (Inventario federale dei Paesaggi, siti e monumenti storici d’importanza nazionale), siti che il Cas stesso promuove per essere definiti come tali! Nel 2012, per il 100° anniversario della costruzione della linea ferroviaria della Jungfrau, era stata illuminata una grande superficie della parete della Jungfrau. Pure la vetta dell’Allalin, un 4000 del Vallese, è già stata illuminata come pure la cima del Pilatus che, con autorizzazione federale permanente, rimane parzialmente illuminata durante la notte. Da non scordare sono inoltre le illuminazioni di piste di sci con potenti luci che permettono la pratica serale dello sport, oppure le sempre più numerose illuminazioni di beni culturali, castelli e quant’altro. La scelta fatta dal Comitato centrale (Cc) del Cas è quindi da biasimare, anche perché con questo agire sminuisce, svaluta, ridicolizza e svilisce tutti gli sforzi intrapresi, come pure quelli ancora in corso, per sensibilizzare la popolazione sul problema dell’inquinamento luminoso, venendo nel contempo anche meno al rispetto della fauna notturna, degli animali selvatici, degli uccelli migratori che perdono il senso dell’orientamento, che dall’oscurità dipendono.
Avremmo preferito che le risorse utilizzate per un simile progetto fossero piuttosto destinate a migliorie nelle capanne o sui sentieri, oppure in manifestazioni ricreative-culturali organizzate nelle stesse 26 capanne; interventi forse meno spettacolari per la mediatizzazione, ma sicuramente più apprezzati e a beneficio di tutti gli escursionisti, ora e nel futuro: un bel regalo alle sezioni e ai viandanti membri e no. Si invita il Cc del Cas a essere maggiormente coerente con i principi propugnati negli statuti e che prenda delle misure concrete affinché in futuro non si ripetano simili eventi.
2013-06-30 LaRegione (pdf)